lunedì 17 dicembre 2007

NOEMI E ANNA MARIA.MADRI A CONFRONTO.






Sabato mattina, in una villetta a schiera, nella zona di Molin Nuovo, alla periferia nord di Udine, Noemi Deslizzi, di 41 anni, ha ucciso a coltellate il figlio Alessandro, di 7 anni, ferendo la figlia di nove che inutilmente aveva cercato di difendere il fratello.

Il dramma, secondo quanto ricostruito dalla Procura della Repubblica di Udine, è scoppiato alla fine di un breve litigio, pare per futili motivi. E' stata la bambina a dare l'allarme. Quando si è accorta di quello che stava accadendo ha chiamato il padre, Stefano Lodolo, di 42 anni, idraulico, uscito da casa per motivi di lavoro.

La donna - che insieme alla figlia è stata ricoverata all'ospedale di Udine in stato di choc - era stata in cura in un Centro di igiene mentale. Deslizzi, che lavorava come odontotecnico, è ora in stato di arresto ed è piantonata all'ospedale di Udine.
Il corpo senza vita del bambino, che era ancora in pigiama, è stato trovato nella cucina, ma tracce di sangue sono state rinvenute in altre parti della casa, compreso l'attiguo salotto separato dalla cucina da un piccolo divisorio. Sul posto sono stati effettuati i primi rilievi della Polizia Scientifica e del medico legale Carlo Moreschi. L'immobile è stato sequestrato così come l'arma del delitto, un coltello da cucina.
Ennesimo dramma della follia: una madre che con lucida violenza uccide il proprio figlio, sangue del suo sangue. Gli avvocati della Deslizzi già preparano le perizie psichiatriche che confermerebbero le attenuanti per l'infanticida.

E' mai possibile che in Italia l'unica a pagare presunte ed orribili colpe, tra l'altro mai confessate, sia Anna Maria Franzoni. In fondo, pur accettandone la responsabilità e supponendo che sia stata veramente lei ad accoltellare il piccolo Samuele, come mai è stata l'unica indiziata ad ottenere 30 anni di prigione in primo grado, nonostante si sia sempre proclamata estranea ai fatti? Cos'ha fatto la Franzoni per meritare una pena tanto severa, pur se giusta ed appropriata, se per altri genitori, macchiatisi dei medesimi delitti, non si è sentenziato con pari rigore?
Che il clamore mediatico attirato attorno a Cogne e all'avvocato Taormina non abbia imposto la pubblica mattanza ed una punizione esmplare?
Raccomandiamo allora ai legali della mamma di Udine di disticarsi nei meandri complessi della legislazione con discrezione. Chissà che la Deslizzi, così facendo, non se la cavi con i domiciliari e che prima che cada il Governo non sia già fuori grazie ad un altro indulto?

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